Fra i musei italiani più importanti e visitati d'Italia, quello napoletano di Capodimonte è ospitato nell'imponente Palazzo Reale costruito durante la prima metà del Settecento, nell'omonimo bosco dove, nel 1734, Carlo di Borbone aveva deciso di creare una grande riserva di caccia e una residenza di corte. La scelta del luogo, sulla sommità di un'altura, era dettata dalla suggestiva posizione panoramica sul Golfo di Napoli e sulla città sottostante. I lavori, diretti da Giovanni Antonio Medrano, furono orientati alla realizzazione di una struttura atta ad accogliere la ricchissima collezione farnesiana ereditata da Carlo di Borbone. L'edificio si sviluppa in senso longitudinale, attraverso la successione in asse di tre vasti cortili porticati, intercomunicanti e aperti verso l'esterno. Entrambe le facciate sono ispirate al severo stile dorico e a un misurato gusto neocinquecentesco. L'effetto scenografico è completato dal contrasto fra le membrature grigie e il caratteristico “rosso napoletano” delle pareti intonacate. Ampi finestroni signorili si allineano al piano nobile, a differenza delle finestre minori che si aprono sugli altri livelli. Il nucleo centrale del patrimonio di questo museo è costituito, ancora oggi, dalle collezioni Farnese e borbonica. L'origine della raccolta Farnese si deve all'azione politica e alle scelte culturali del futuro papa Alessandro Farnese, vissuto a cavallo fra XV e XVI secolo. Ancora prima di diventare il pontefice più celebre del Rinascimento, col nome di Paolo III, il Farnese aveva coltivato un vivo interesse per il collezionismo di opere d'arte e antiquariato. Nel Seicento, una parte consistente della sua collezione fu trasferita nelle residenze ducali di Parma e Piacenza. Ma quando Carlo di Borbone salì al trono del Regno di Napoli, nel 1734, decise di trasferire la collezione, ereditata dalla madre Elisabetta Farnese, nella capitale del suo nuovo regno. Le raccolte borboniche, invece, hanno attraversato vicende più complesse, segnate, nel corso dei secoli, da commissioni, acquisti, soppressioni monastiche, legati e donazioni. Eppure, proprio le opere riconducibili a quest'ultima collezione testimoniano lo sviluppo e il fiorire della scuola napoletana, dal Duecento fino al Settecento. A questo secondo nucleo si aggiunsero, poi, i capolavori del cardinale Borgia, acquistati da Ferdinando I di Borbone nel 1817, antichità egizie, etrusche, volsce, greche e romane, tra cui il famoso Globo celeste. Il cospicuo patrimonio che è possibile ammirare a Capodimonte proviene, per la maggior parte, da importanti complessi religiosi di Napoli e provincia, e dovette superare una severa selezione prima di essere ammesso alle collezioni del Real Museo Borbonico. Nel dettaglio, il museo si sviluppa su tre piani: il primo piano ospita, oltre all'Appartamento storico, la ricca collezione farnesiana; al secondo piano è collocata la galleria napoletana; al terzo è esposta la collezione di opere dell'Ottocento e di arte contemporanea. Fra i ricchi e fastosi saloni del palazzo si incontrano capolavori di Tiziano (Annunciazione), Caravaggio (Flagellazione di Cristo), Tommaso Masaccio (Crocifissione), Giovanni Bellini (Trasfigurazione di Cristo), Sandro Botticelli (Madonna con Bambino e due angeli), Annibale Carracci (La scelta di Ercole), Artemisia Gentileschi (Giuditta che decapita Oloferne). Si tratta solo di pochi esempi che non riescono a rendere conto del valore di una raccolta che consente, fra l'altro, di approfondire la conoscenza dei più grandi maestri napoletani e di tutto il Meridione d'Italia, spesso meno conosciuti rispetto agli artisti citati: Ribera, Pacecco, Vaccaro, Giordano, Cavallino, Guarino, De Mura, Solimena, ecc.), senza contare i paesaggisti che ebbero il compito di decorare, con vedute e raffigurazioni di vita popolare, le più prestigiose residenze borboniche. Se a ciò si aggiungono le più recenti acquisizioni d'arte contemporanea si può avere un'idea della ricchezza e della vastità del patrimonio artistico custodito nella Reggia di Capodimonte.