La storia del Duomo di Monza è indissolubilmente legata alla figura leggendaria della regina Teodolinda, sposa del re dei Longobardi Agilulfo. Nell'anno 595 la regina scelse infatti Monza quale residenza estiva per la propria corte, e ordinò che venissero edificati un palazzo e una basilica, chiamata allora “oraculum”. Una leggenda medievale racconta che Teodolinda, decisa a costruire un tempio in onore di Dio e di San Giovanni Battista, avesse ricevuto indicazioni dallo Spirito Santo, apparso in forma di colomba, sul luogo in cui doveva sorgere la basilica. La colomba si sarebbe manifestata alla regina nel corso di un lungo viaggio, mentre riposava sulle sponde del fiume Lambro, invitandola a scegliere proprio quel luogo. Sarebbe sorta, in tal modo, non solo la chiesa ma la stessa città di Monza. Dell'originario tempio longobardo, rimaneggiato e ricostruito più volte durante i secoli, rimane solamente una torre ad est della sacrestia, facente funzione di campanile fino a tutto il periodo rinascimentale, e due lastre marmoree. In particolare, nell'anno 1300, la basilica fu quasi completamente ricostruita, con il completamento della caratteristica facciata “a capanna” in marmo bicolore, opera del famosissimo architetto Matteo da Campione, e l'aggiunta di due ampie cappelle poligonali, la prima dedicata alla Madonna e la seconda (detta di Teodolinda) a San Vincenzo. Alla fine del 1500 risale, invece, il campanile realizzato sul progetto di Pellegrino Tibaldi. La splendida facciata gotica, elaborata ma sobria, in sintonia con lo stile italiano è suddivisa in cinque compartimenti scanditi da sei lesene sormontate da capitelli a guglia. Ogni guglia protegge la statua di un santo. Nelle quattro sezioni laterali si aprono finestre arcuate, bifore, trifore, e “occhi” inseriti in cornici quadrate. Nella parte centrale si sviluppa un arco sorretto da due colonne che orna la porta centrale d'ingresso. L'arco è coperto da un terrazzino di marmo bianco al cui interno è collocata la statua di San Giovanni. Due leoni sostengono le colonne laterali, mentre nella lunetta del portale si nota un bassorilievo con i busti di Teodolinda e di Agilulfo. Al centro, spicca uno splendido rosone in marmo e vetro policromo, ornato da cassettoni di stile giottesco e sormontato da nicchie. L'interno del Duomo è a croce latina, a tre navate divise da colonne cilindriche e ottagonali. Particolarmente suggestivi i capitelli, di gusto romanico, scolpiti con animali fantastici. Le cappelle laterali, le due absidi poligonali che affiancano il coro, e le volte, sono interamente affrescate. Fra i numerosi cicli di affreschi spiccano senz'altro quelli della celebre Cappella di Teodolinda, realizzati dagli Zavattari. Si tratta di un autentico capolavoro del genere gotico, unico sia per ampiezza che per completezza. Gli affreschi celebrano la figura mitica della fondatrice del Duomo, ma il racconto per immagini della sua vita sembra rimandare al matrimonio fra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, signore di Milano, avvenuto nel 1441. Il ciclo di dipinti comprende 45 quadri disposti su cinque registri sovrapposti. Le prime scene descrivono la morte del re Autari e il permesso, concesso a Teodolinda, di scegliere un nuovo consorte. Di seguito sono descritte le scene delle nozze fra la regina e Agilulfo, e i relativi festeggiamenti. L'ultima parte della narrazione comprende, fra l'altro, il sogno di Teodolinda, la fondazione della basilica, la donazione del Tesoro, la morte di Agilulfo e della regina. Nel complesso, questo ciclo restituisce una visione straordinariamente vivida della vita di corte quattrocentesca, popolata di paggi, cavalieri, dame, prelati e guerrieri, tutti avvolti in un'atmosfera sognante e quasi incantata. Da non perdere una visita al museo che custodisce il Tesoro del Duomo: una straordinaria raccolta di arte d'epoca barbarica, che si sviluppa dal IV al IX secolo, ma comprende anche oggetti di epoche successive. Il pezzo più famoso è certamente la Corona Ferrea del V secolo, che attualmente si ammira nella Cappella di Teodolinda. La corona è formata da sei placche rettangolari in oro, decorate con gemme e smalti, legate da cerniere e da un anello metallico che, secondo la tradizione, deriverebbe da un chiodo usato per crocifiggere Cristo. Questo oggetto di incommensurabile valore simbolico fu protagonista di numerose incoronazioni, fra cui quella di Napoleone, che se ne ornò il capo il 26 maggio 1805. Opere altrettanto straordinarie sono pure la Chioccia con i pulcini, una scultura in argento dorato lavorata a sbalzo e ornata di pietre preziose, e la Crocetta di Agilulfo, una croce votiva che probabilmente pendeva al centro della corona del re. Ma il Tesoro comprende molti altri gioielli leggendari, come la Tazza di zaffiro, la Corona di Teodolinda, la Croce di Berengario, calici in argento, reliquiari e ampolle provenienti dalla Terra Santa.