Al numero 60 di via Ricasoli, nei pressi dell'Accademia di Belle Arti, la Galleria dell'Accademia di Firenze costituisce una delle maggiori raccolte d'arte del capoluogo toscano. La sua fondazione risale al 1784, quando il granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena ritenne di creare una collezione a vantaggio degli studenti dell'Accademia. Quasi un secolo dopo il museo acquisiva il suo capolavoro più celebre e venerato: il David di Michelangelo, spostato qui da Piazza della Signoria per essere meglio protetto. Appartiene invece alla Galleria, fin dalla sua apertura, il grande gruppo scultoreo in gesso del Ratto delle Sabine, capolavoro manierista del Giambologna. La versione in marmo è tuttora collocata sotto la Loggia dei Lanzi, sempre in Piazza della Signoria. L'opera di Jean de Boulogne è posta al centro della Sala del Colosso, all'inizio del percorso di visita alla Galleria. Le pareti della sala sono interamente coperte da grandi pale d'altare e dipinti a tema sacro di maestri come Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Lorenzo di Credi, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello. L'opera più famosa è forse la Deposizione dalla Croce iniziata da Filippino Lippi e completata, alla morte di questo, dal Perugino. Con la lunga Galleria dei Prigioni si apre il percorso michelangiolesco. Qui sono infatti collocati, dal 1909, i quattro celebri Prigioni, colossali statue incompiute di nudi maschili, emblema della tecnica del non-finito. Tecnica attraverso la quale Michelangelo intendeva esprimere il difficile percorso di liberazione dello spirito dalla “prigione” della materia. Le statue dovevano ornare il monumento funebre di Giulio II (mai realizzato) nella Basilica di San Pietro a Roma. Nello stesso ambiente si ammirano il San Matteo e la Pietà proveniente dal Palazzo Barberini di Palestrina, che alcuni attribuiscono alla scuola di Michelangelo. Le altre opere pittoriche e scultoree sono firmate da artisti strettamente legati al Buonarroti. Tra queste il Busto di Michelangelo di Daniele da Volterra. La Galleria dei Prigioni sfocia nella Tribuna del David, dove troneggia la grande statua in marmo bianco (alta quattro metri) commissionata a Michelangelo dall'Arte della Lana. Al di là del significato dell'eroe biblico, il David era destinato a diventare un simbolo di libertà e perfezione formale. La Sala degli Orcagna è dedicata alle opere dei tre fratelli di Cione (Jacopo, Nardo e il più famoso Andrea) soprannominati appunto “Orcagna”, cioè arcangelo. Al primo piano della Galleria, la prima sala accoglie i dipinti riconducibili al Gotico internazionale. Di seguito, ecco la Sala di Lorenzo Monaco, dedicata alle opere del frate miniatore camaldolese che fu fra i protagonisti del primo Quattrocento fiorentino. La Sala di Giovanni da Milano custodisce un capolavoro della pittura trecentesca: è la tavola raffigurante Cristo morto sorretto dalla Vergine e San Giovanni Evangelista, eseguita a Firenze nel 1365 da Giovanni da Milano. Altri ambienti raccolgono le opere di pittori fiorentini attivi fra XIII e XIV secolo, fra cui Taddeo Gaddi, Bicci di Lorenzo, Spinello Aretino, Niccolò di Pietro Gerini e alcuni allievi di Giotto. Molto interessante, infine, anche il Salone dell'Ottocento: qui è esposta la gipsoteca di Lorenzo Bartolini, una raccolta di 268 busti in gesso realizzati dall'artista che effigiò, fra l'altro, molti personaggi illustri come George Byron e Madame de Stael.