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Mercoledì, 04/12/2024
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Firenze: la basilica di San Miniato

facciata di san miniato
Guide turistiche
Sara Giuntolis - Firenze
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Nella capitale del Barocco splende una perla di grande bellezza, raro quanto puro esempio di romanico fiorentino. È la chiesa di San Miniato, sorta dopo l'Anno Mille sull'antico Oratorio fondato, appunto, dal martire cristiano fiorentino, vittima delle persecuzioni delll'imperatore Decio attorno al 250d.C. Attorno al luogo in cui sorge questo tempio, situato oltre l'Arno a sovrastare piazzale Michelangelo, fiorì una leggenda secondo cui il principe armeno Miniato, dopo essere stato decapitato, raccolse la propria testa e se la rimise sul collo per andare a morire là dove era vissuto da eremita: la grotta sul monte “alle Croci”. La costruzione della chiesa che si ammira oggi iniziò nel 1018, su commissione del vescovo Ildebrando, ma era destinata a protrarsi per circa due secoli. L'elegantissima facciata, completata fra il XII e il XII secolo, svetta in cima a un'ampia scalinata, e gioca sul contrasto fra il nitore del marmo di Carrara e il verde marmo di Prato, con i suoi inconfondibili motivi geometrici. L'ordine superiore culmina in uno splendido mosaico su fondo dorato, raffigurante Cristo in trono benedicente, fra la Madonna e lo stesso San Miniato. Ancora più in alto, sopra il frontone, spicca l'aquila in rame dorato, simbolo dell'Arte di Calimala, che dal 1288 amministrò il convento benedettino. La parte inferiore è scandita dal classico ritmo di cinque arcate cieche, nelle quali si aprono alternativamente i tre portali. Sono evidenti la similarità di questa facciata con quella della famosa chiesa di Santa Maria Novella, che Leon Battista Alberti realizzò nel Quattrocento ispirandosi, appunto, a San Miniato. Gli stessi effetti scenografici sono stati ripresi anche nei prospetti del Duomo e di Santa Croce. Nel complesso, la facciata di San Miniato in Monte si colloca al centro di uno scenario meraviglioso: alla sua sinistra si erge il Palazzo dei Vescovi, attualmente sede dei monaci Olivetani che amministrano la basilica; alla sua destra si notano i resti di antichi bastioni e la torre campanaria cinquecentesca, opera di Baccio D'Agnolo. Il campanile ne rimpiazzava un altro crollato nel 1499, quando era ancora in costruzione, e fu addirittura sfruttato a scopo militare difensivo, su consiglio di Michelangelo, durante l'assedio di Firenze del 1529: qui furono collocati due cannoni, con il compito di tormentare le schiere dell'imperatore Carlo V. Entrando nella basilica si cammina su un prezioso pavimento di marmi intarsiati, decorato con il simboli dello zodiaco. Il presbiterio si presenta sopraelevato rispetto alle tre navate in cui è suddiviso l'interno. Qui si ammira uno dei capolavori di questo tempio: un raro complesso scultoreo di ispirazione classica, comprendente il recinto marmoreo, l'altare (impreziosito da una tavola di Agnolo Gaddi) e un pulpito quadrangolare con un leggio sorretto dall'aquila di San Giovanni. Al XIII secolo risale anche il bel mosaico che spicca nel coro, raffigurante Cristo benedicente. Da visitare anche la cripta dove furono deposte le spoglie di San Miniato, accessibile dalla base del presbiterio, che sfoggia affreschi di Taddeo Gaddi ed è sorretta da 36 colonnine di diversa provenienza. Al centro della navata principale, poi, l'attenzione del visitatore è attratta dalla raffinatissima Cappella del Crocifisso, opera del Michelozzo commissionata da Piero de' Medici, concepita per venerare una reliquia venerata a quel tempo. La caratteristica volta a botte, poi, è decorata con ceramiche di Luca della Robbia. Nella navata di sinistra è possibile ammirare la Cappella del Cardinale del Portogallo, ultimata nel 1466 da un allievo del Brunelleschi, Antonio Manetti, per conto dell'arcivescovo di Lisbona. Attorno al monumento funebre, scolpito da Antonio Rossellino, lo sguardo vaga fra l'Annunciazione di Alessio Baldovinetti e gli affreschi di Antonio e Piero del Pollaiolo, fra cui una tavola il cui originale è attualmente custodito agli Uffizi. Anche sulla volta della cappella spiccano cinque medaglioni di Luca della Robbia. Affreschi del XIV e XV secolo adornano, invece, la navata destra, dove trova posto un meraviglioso altare con tavola cuspidata realizzato da Jacopo del Casentino. Ma al termine della navata, proprio all'ingresso della sagrestia, si incontra uno dei capolavori più importanti che impreziosiscono questo luogo: uno splendido affresco di Spinello Aretino, che rappresenta le Storie di San Benedetto. Una visita al chiostro, inoltre, permette di ammirare i resti di altri celebri affreschi realizzati da Paolo Uccello: le Scene della vita dei Santi Padri. Alle spalle della chiesa, infine, un'ulteriore sorpresa attende i visitatori. È il bel cimitero monumentale delle Porte Sante, costruito nell'Ottocento entro un recinto fortificato disegnato da Michelangelo. Il progetto si deve allo stesso architetto che completò la facciata di Santa Croce, Nicolò Matas. Fra le tombe spiccano autentiche opere d'arte e lapidi di poeti e scrittori come Papini, Montale e Collodi.

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