Lungo la via Scandiana di Ferrara, non lontano dal Po, si incontra il Palazzo Schifanoia costruito alla fine del Trecento per il marchese Alberto V d'Este. Il signore di Ferrara intendeva servirsene come luogo di svago, riposo o divertimento, cioè per “schivar la noia”, come chiarisce la denominazione. L'edificio si sviluppava in origine solo in lunghezza, ma nel 1465 il duca di Ferrara Borso d'Este lo fece rialzare di un piano, ne ampliò le dimensioni ordinando anche le decorazioni della facciata e l'allestimento del parco retrostante. Ma soprattutto commissionò le decorazioni pittoriche degli ambienti interni che, diventando sale di rappresentanza, avrebbero dovuto celebrare la grandezza del duca e del suo casato. Alla fine dell'epoca estense, dopo il 1598, il palazzo passò più volte di mano e gli affreschi furono addirittura coperti da uno strato di calce, per essere riscoperti solo nel 1820. Nell'arco di alcuni decenni, attraverso una lunga campagna di restauri, questi cicli pittorici cominciarono ad apparire come uno dei massimi capolavori dell'arte figurativa rinascimentale. Un lavoro a più mani, realizzato in pochi mesi fra il 1469 e il 1470 con il contributo dei pittori della scuola ferrarese: Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti e Cosmè Tura. Furono questi maestri della “officina ferrarese” ad affrescare il salone di rappresentanza del primo piano con il Ciclo dei Mesi, un soggetto profano molto in voga fin dal Medioevo, che abbinava la rappresentazione dell'ordine cosmico alle scene della vita quotidiana e del lavoro nei campi. Le pareti del Salone dei Mesi si presentano divise in scomparti da colonne dipinte. Ogni zona è dedicata a un mese ed è ripartita orizzontalmente in tre fasce: in alto le divinità pagane sorvegliano le attività dell'uomo, al centro è raffigurato il segno zodiacale, in basso trovano posto le scene di corte con al centro il duca Borso, alle prese con le cure del governo o nell'atto di svagarsi. L'intero progetto iconografico è attribuito all'astrologo e letterato di corte Pellegrino Prisciani. La mano di Francesco del Cossa si riscontra nei mesi primaverili, che spiccano per il rigore prospettico e la vivacità cromatica. A Ercole de' Roberti, artista decisamente originale e anticonformista, è attribuito con certezza il mese di Settembre. Più incerti gli interventi del caposcuola del tempo, Cosmè Tura, il cui stile influenza tutto il ciclo. Altri pittori come il cosiddetto “Maestro di Ercole” o il “Maestro dagli occhi spalancati” sono rimasti ignoti. Molto interessante anche la vicina Sala delle Virtù, per lo splendido soffitto a cassettoni dorati e dipinti, opera di Domenico di Paris, in cui sono rappresentate le virtù cardinali e teologali e gli stemmi estensi. Nelle sale di Palazzo Schifanoia, inoltre, sono esposte le collezioni del Museo Civico di Arte Antica. Fra raccolte numismatiche, avori, miniature, bronzetti e ceramiche si segnalano il bel coro ligneo di Sant'Andrea e il busto di Leopoldo Cicognara, opera di Antonio Canova.