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Mercoledì, 04/12/2024
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;Il Duomo di Cremona

duomo di cremona

Fu fondato nel 1107, ma crebbe e si arricchì di opere d'arte nei secoli successivi e specialmente nel Cinquecento, fino a costituire una straordinaria sintesi di stili e un capolavoro indiscusso dell'arte medievale. È il Duomo di Cremona, che si erge in Piazza del Comune, il cuore monumentale della città dei liutai. Solo pochi anni prima, nel 1098, Cremona aveva conquistato l'autonomia comunale, sancendo il proprio ruolo di spicco fra le città lombarde negli affari, nei commerci e nella politica. La nuova cattedrale sarebbe in breve divenuta il vero centro (non solo religioso) della vita comunale, ma anche lo specchio della sua prosperità. Infatti non sarebbe stato altrettanto semplice, altrove, riedificare il tempio quasi completamente distrutto, a soli dieci anni dalla fondazione, a causa del violento terremoto che si abbatté sulla Pianura Padana il 3 gennaio del 1117. La facciata della chiesa è delimitata a sinistra dall'altissimo Torrazzo, sorto nel XII secolo come torre civica e successivamente impiegato come campanile, a destra dal Battistero di San Giovanni, della stessa epoca, che occupa il lato meridionale della piazza. Proprio nella facciata si possono rintracciare le decorazioni più antiche e preziose, d'impronta romanica, ispirate alle grandi cattedrali emiliane di Modena, Parma e Piacenza. Sculture attribuibili ad allievi del celebre scultore Wiligelmo o, secondo alcuni, al maestro stesso, che ruotano attorno all'imponente portale a tutto sesto incassato nel protiro gotico costruito nel Duecento. È nel XIII secolo, infatti, che una prima “rivoluzione” stilistica investe l'esterno del tempio, quando si aggiungono le opere della scuola di Benedetto Antelami. Fra queste il fregio dei mesi che sormonta l'arco del protiro. La facciata acquisisce il suo elegante rivestimento marmoreo, si aprono logge e loggette negli ordini superiori, in perfetta armonia con il porticato alla base, nasce il bel rosone finemente cesellato. Al Trecento risalgono, invece, le statue che occupano la loggia centrale, raffiguranti la Madonna col Bambino con i santi Imerio e Omobono. Nel frattempo si completa la costruzione del transetto, le cui dimensioni superano quelle del corpo principale della chiesa. Nascono così altre due facciate, sui lati settentrionale e meridionale, in cui, fra trifore, quadrifore e rosoni decorati, è il Gotico lombardo a dominare la scena. Ma il desiderio continuo dei cremonesi di abbellire il volto del loro Duomo si esprime anche nel Rinascimento, con la nascita dell'elegantissimo portico in marmo, nello stile del Bramante, che unisce la facciata principale del Duomo al suo campanile. Ulteriori aggiunte di elementi decorativi accompagneranno la storia dell'edificio fino al Settecento. Le sorprese continuano nella visita all'interno monumentale, tanto per la ricchezza degli ornamenti quanto per lo slancio verso l'alto delle volte ogivali. È necessario spostarsi lentamente fra la navata principale e le laterali, e da queste alle tre navate del lunghissimo transetto, per apprezzare la quantità di tesori d'arte raccolti in Duomo. L'itinerario attraverso le opere pittoriche inizia proprio nel transetto, sulle cui volte comparvero, nel Trecento, i primi cicli in stile profano che narrano le storie dei patriarchi. Dal Vecchio al Nuovo Testamento, dal transetto alla navata centrale: il ciclo di affreschi che decora la controfacciata, le pareti e il coro della navata maggiore rappresenta uno dei più alti esempi della pittura rinascimentale lombarda. Alla sua realizzazione, fra il 1506 e il 1529, partecipò una squadra di artisti, soprattutto lombardi, idealmente guidata dal bresciano Gerolamo Romani, detto il Romanino, dal veneziano Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone, e dal cremonese Boccaccio Boccaccino. Quest'ultimo dipinge i primi riquadri del grande ciclo dedicato alle Storie della Vergine e del Cristo. Le sue figure dolci, simmetriche, ravvivate da un cromatismo intenso, coprono la parete di sinistra. La narrazione prosegue per mano di altri due pittori cremonesi: Pierfrancesco Bembo e Altobello da Melone. Al naturalismo del primo si alternano le atmosfere drammatiche del secondo, fino all'intervento del Romanino che contribuisce con quattro quadri (da Gesù davanti a Pilato all'Ecce homo) in cui si ritrova il suo stile sospeso fra gli influssi di Tiziano e il naturalismo nord-europeo. Nel 1520 Romanino viene sostituito dal Pordenone, che a Cremona firma il suo capolavoro, composto da cinque affreschi grandiosi. I primi tre occupano altrettante campate (il doppio dello spazio concesso agli altri artisti), dalla Salita al Calvario al Cristo inchiodato alla Croce. L'ultimo è la gigantesca Crocifissione che occupa la controfacciata: un capolavoro moderno, di eccezionale impatto drammatico, così distante dalla compostezza dei primi affreschi del ciclo. Alla violenza del Cristo sul Golgota risponde, dalla parte opposta della chiesa, il Cristo vincitore dipinto dal Boccaccino nel catino dell'abside. Un'immagine rasserenante che riassume idealmente l'inestimabile patrimonio pittorico della cattedrale di Cremona, nella sua irripetibile complessità e varietà stilistica.

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