La tradizione vuole che la visita a Paestum offra il massimo della gratificazione al tramonto, quando i raggi solari “incendiano” le tonalità già calde del travertino di cui sono fatti i templi, le rovine delle case e degli edifici come le terme e l'anfiteatro. In questa veste dovette presentarsi Paestum nel XVIII secolo a Piranesi e Canova, e pochi anni dopo a Goethe e a Shelley. Colpiti dalle suggestioni romantiche del luogo, questi artisti furono i principali artefici della sua riscoperta e della sua fama. Il sito, all'epoca paludoso, divenne in breve una tappa obbligata del Grand Tour, il percorso di formazione degli artisti, assieme alle rovine di Pompei ed Ercolano, riemerse nello stesso periodo. Scrive il greco Strabone che l'antica colonia chiamata Poseidonia fu fondata dagli Achei di Sibari nel VI secolo a.C., come tappa sulla via dei commerci fra lo Ionio e il Tirreno. In effetti nel V secolo i suoi abitanti presero parte alla ricostruzione di Sibari, rasa al suolo da Crotone. Poi fu la stessa Poseidonia a cadere nelle mani dei Lucani che le diedero il nome di Paiston. Con l'arrivo dei Romani, che ne fecero una colonia nel 273a.C., e fino all'VIII secolo, quando fu abbandonata a causa dell'impaludamento, la città si chiamò Paestum. Il sito archeologico, dichiarato Patrimonio Mondiale dall'Unesco, si incontra nella piana del Sele a 30 chilometri da Salerno, fra la Statale 18 e il Tirreno. A nord e a sud del Foro svettano i tre templi, ritenuti fra i più perfetti costruiti dai Greci in Italia. Il più antico è la cosiddetta Basilica, eretto attorno al 540a.C. e in realtà dedicato alla più importante divinità di Poseidonia: Hera. Posteriore di circa un secolo è il colossale Tempio di Poseidone (secondo studi recenti qui si venerava invece Apollo) che ricalca le proporzioni del tempio di Zeus a Olimpia. Più lontano, nella parte più alta della città, sorge il Tempio di Athena, più piccolo ma molto ben proporzionato e contraddistinto dalla presenza di elementi dorici e ionici. Attorno al Foro di Paestum si sviluppa poi un fitto intrico di case greche e romane, nel quale spiccano le dimore patrizie e gli edifici pubblici come il piccolo Anfiteatro romano, le Terme, il più antico Anfiteatro italico. Per una ricostruzione completa dell'evoluzione storica di Paestum, dalla fondazione della colonia al Medioevo, ci si sposta nelle sale dell'adiacente Museo Archeologico Nazionale. Qui sono raccolte le decorazioni scultoree e architettoniche rinvenute nei dintorni di Paestum e nelle necropoli lucane e magno-greche. Ma i reperti più straordinari sono indubbiamente i dipinti provenienti dalla celebre Tomba del Tuffatore. Scoperta nel 1968, la tomba offre un esempio unico di pittura murale greca in Italia. Accanto a scene conviviali, su una delle lastre è raffigurato un tuffatore nell'atto di immergersi in acqua: forse una metafora del passaggio nell'aldilà.