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Lunedì, 29/05/2023
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Acireale: la satira in primo piano

i carri di acireale

Il Carnevale di Acireale, unanimemente considerato come il più bello e fastoso di Sicilia, affonda le sue radici in epoca rinascimentale, quando la manifestazione nacque spontaneamente, in risposta al desiderio popolare di giocare e divertirsi liberamente, facendosi beffe dei nobili e dei potenti attraverso le tradizionali armi della satira e dello sberleffo. La classe clericale fu, da subito, obiettivo privilegiato dello scherno popolare. Lo testimonia la prima, antichissima maschera del Carnevale acese, l'Abbatuzzu, noto anche come Pueta Minutizzu, che si aggirava per le vie del paese carico di ponderosi volumi, motteggiando in versi sul clero a partire dalla massima autorità locale: l'abate e vescovo di Catania, nella cui diocesi era compresa Acireale. L'Abbatazzu vestiva in maniera stravagante, prediligendo abiti damascati carichi di fronzoli, e si adornava il capo di grandi parrucche bianche. Un grande tovagliolo appeso al collo, il segno con cui tradizionalmente si distinguevano le persone infette, serviva forse a esorcizzare la paura delle terrificanti epidemie di quell'epoca. Nel Seicento, la festa cominciò ad assumere toni particolarmente sfrenati, culminanti con grottesche battaglie di arance e limoni, che anticipavano di oltre due secoli la tradizione del Carnevale di Ivrea. La Corte Criminale del tempo, spaventata dagli eccessi di queste manifestazioni, decise di proibirle formalmente nel 1612. Ma più che le autorità fu un tremendo terremoto, alla fine del XVII secolo, a fermare il Carnevale per molti anni in tutta la Sicilia Orientale. Solo nei primi anni del Settecento, la festa rifiorì, arricchendosi di nuove e originali figure allegoriche. Sulla scena acese di affacciò u Baruni (il barone), che al vestire pomposo (cappa, nastrini, ampio colletto e cappellone a cilindro) contrapponeva un portamento da bifolco. U Baruni faceva il verso, manco a dirlo, alla nobiltà che, per buona parte dell'anno, vessava e sfruttava le classi povere. Al barone si affiancarono i Manti, destinati a diventare la maschera di maggior successo, simbolo delle tradizioni di Acireale: coperti da grossi mantelli di seta nera che ne celavano l'identità, facevano pensare ai Bautta veneziani. La figura fu poi sostituita nel tempo dal Domino. Anche il Domino era irriconoscibile perché completamente ammantato di nero, ma il suo vestito era meno ricco. Il travestimento, però, sarebbe stato bandito all'inizio del XX secolo, perché aiutava i malviventi a nascondersi fra la folla nei giorni del Carnevale. La prima sfilata di carri allegorici è datata 1880. In principio erano soprattutto i nobili a sfilare, sfoggiando le loro carrozze e i landau addobbati in modo ricco e sgargiante, seguiti dai più modesti carri del popolo minuto. Ben presto, però, grazie all'artigianato già fiorente della cartapesta, i carri allegorici avrebbero assunto forme e dimensioni più simili a quelle di oggi. Il 1930 segnò l'introduzione delle “macchine infiorate”, le automobili addobbate con fiori, e talvolta con agrumi, che sarebbero diventate una delle peculiarità dei cortei acesi fino ai nostri giorni. Trent'anni più tardi, mentre si affermava la temporanea usanza dei lilliput (piccoli carri in cui trovava posto un bambino), alcune storiche figure di cittadini acesi lasciarono la loro impronta indelebile sul Carnevale, con la loro straripante vena satirica e goliardica, tanto da trasmettere il proprio volto e i propri costumi a vere e proprie maschere moderne. Così, sulle bocche dei cittadini di Acireale, vivono tuttora i nomi di Cola Toddazza, di Quadaredda e del leggendario Ciccitto, che rispondeva al nome di Salvatore Grasso.

Oggi come più di un secolo fa, il corteo dei carri allegorici si snoda nello spettacolare scenario barocco del centro storico di Acireale, attorno al fulcro della magnifica piazza del Duomo. Gemellato con Viareggio, il Carnevale acese può contare anche sulla partecipazione di figuranti in costume provenienti da Venezia. Recuperata la tradizione dei carri in miniatura, e trasformate le macchine infiorate in giganteschi carri floreali, l'edizione 2007 si apre ufficialmente il primo sabato del mese di febbraio, con la cerimonia di consegna delle chiavi della città al Re Burlone e la prima sfilata dei gruppi mascherati e delle bande comiche. Domenica 4 febbraio si svolgerà, invece, la prima parata dei carri allegorico-grotteschi, fra gruppi, bande e majorette, da ripetersi domenica 11, sabato 17, domenica 18 e martedì 20. Al loro fianco scenderanno in strada, il 17 e il 18 febbraio, anche i carri infiorati, per poi essere protagonisti assoluti della sfilata di Lunedì Grasso. Numerosi concerti spettacoli e sfilate per bambini faranno da contorno ai cortei principali nei giorni delle parate, accompagnando la festa verso la sua naturale conclusione del Martedì Grasso, con la premiazione dei carri e dei gruppi più fantasiosi e originali, il grande spettacolo di fuochi artificiali e l'immancabile rogo che consumerà le spoglie di Re Carnevale.

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