Troneggia su Piazza del Campo, uno dei luoghi più celebri e visitati al mondo, la mole elegante e maestosa del Palazzo Pubblico di Siena, che dal Trecento ospita le massime autorità di governo senesi. Anche per questo l'edificio, esempio straordinario di Gotico toscano, simboleggia il potere e, soprattutto, l'indipendenza e la libertà di Siena. Sul finire del Duecento fu il Governo dei Nove, che da poco tempo aveva assunto il controllo della città, a volere la costruzione di un palazzo capace di rispecchiare la potenza dei governanti, i quali si impegnavano a risiedere al suo interno senza mai uscirne, se non nei giorni di festa. Precise direttive edilizie furono emanate per far si che gli edifici costruiti sulla Via Francigena, che lambisce la piazza, non rivaleggiassero con la grandiosità di questa sede. Nel 1310 il palazzo era già terminato, se si escludono l'aggiunta delle prigioni nel 1327, del Salone del Gran Consiglio e dei corpi laterali verso la metà del Trecento. Pochi gli interventi successivi. Il più importante, alla fine del Seicento, fu la sopraelevazione delle ali dell'edificio progettata dall'architetto Carlo Fontana, collaboratore di Alessandro VII Chigi. Ancora oggi la facciata si presenta divisa in tre ordini: quello inferiore in pietra, in cui si apre una serie di caratteristici “archi senesi”; il secondo e il terzo in mattoni, scanditi da elegantissime trifore con colonnine di marmo. Il corpo centrale svetta con un quarto ordine al centro del quale è posto un grande disco di rame con il monogramma di Cristo. Circa quaranta anni dopo l'edificio, sul fianco sinistro, veniva completata la Torre del Mangia, alta e slanciata, che deve il suo nome al primo campanaro (detto il Mangiaguadagni). Quattrocento scalini consentono di raggiungere la sommità della torre alta 88 metri, interamente in laterizio ma con un raffinatissimo coronamento in pietra, e di stendere lo sguardo sui tetti di Siena e sulla campagna circostante. Fatalmente, il primo suono della campana coincise con la più terribile pestilenza che si ricordi nella storia della città: la peste del 1348 ridusse infatti la popolazione senese a meno di un terzo, interrompendone drasticamente l'ascesa in campo commerciale, militare e artistico. La gratitudine dei sopravvissuti per lo scampato pericolo portò alla costruzione della Cappella di Piazza, che sporge ai piedi della torre, più tardi decorata in stile rinascimentale dallo scultore Antonio Federighi. Un ampio portone accanto alla Cappella introduce al Cortile del Podestà, ambiente tetro quanto suggestivo, circondato da possenti arcate, trifore e antichi stemmi di podestà. Da qui si scorge, tra l'altro, la colonna di granito con la Lupa senese, in stagno dorato, scolpita da Giovanni e Lorenzo di Turino nel 1430. Dal cortile si accede al piano superiore dove attualmente ha sede il Museo Civico, in gran parte composto dalle opere originariamente concepite per arricchire e decorare questi ambienti. Già nel Vestibolo si è colpiti da una Madonna con Bambino di Ambrogio Lorenzetti. Lo stesso artista realizzò la grande mappa del territorio di Siena, purtroppo scomparsa, nella attigua Sala del Mappamondo. In compenso, questo ambiente custodisce due capolavori inestimabili: la Maestà di Simone Martini (1315), raffigurante la “Madonna in trono fra angeli e santi”, fu così precocemente intaccata dall'umidità che il pittore decise di restaurarla già nel 1321. L'affresco sorprende per l'armonia e la delicatezza delle figure, la cura per i dettagli e l'espressività dei volti. Altro gioiello gotico del Martini è il Guidoriccio da Fogliano, affresco dedicato al generale vincitore dell'assedio di Montemassi. Notevoli sono, in questa sala, anche le opere del Sodoma e del Vecchietta, mentre le rappresentazioni delle Vittorie dei Senesi sono opera di vari artisti fra cui Lippo Vanni. Nella Sala della Pace, un tempo sede del Governo dei Nove, si ammira l'opera forse più impegnativa di Ambrogio Lorenzetti. Un ciclo di affreschi che rappresenta le funzioni pubbliche svolte in questo ambiente: l'Allegoria del Buon Governo, gli Effetti del Buon Governo in città ed in campagna, l'Allegoria del Cattivo Governo, gli Effetti del Cattivo Governo in città ed in campagna. Un restauro recente ha riportato all'antico splendore i paesaggi fiabeschi e le suggestive scene di vita cittadina dipinte dal Lorenzetti. La figura di San Bernardino, che predicò in Piazza del Campo, è celebrata in due opere di Neroccio di Bartolomeo Landi, che impreziosiscono la Sala dei Pilastri. Attraverso un Vestibolo (o Anticappella) in cui spicca il San Cristoforo di Taddeo di Bartolo si entra nella Cappella, con l'altare decorato dalla Sacra Famiglia del Sodoma. Stupendo è il coro ligneo realizzato da Domenico di Niccolò, detto Niccolò dei Cori in virtù di un tale capolavoro. 22 stalli intarsiati compongono quest'opera realizzata in stile gotico fra il 1415 e il 1428. La volta è interamente ricoperta da affreschi di Taddeo di Bartolo. Le decorazioni di Niccolò dei Cori, assieme agli arazzi settecenteschi di Gobelins, si ammirano anche nella Sala del Concistoro. Sulla volta, gli straordinari affreschi del Beccafumi raffigurano la Giustizia, la Concordia, l'Amor Patrio e gli Eroici fatti della storia greco-romana. Di pari valore sono i dipinti realizzati da Spinello Aretino nella Sala di Balia, dedicati alla storia di Papa Alessandro III. Dal Gotico si passa alla pittura ottocentesca nella Sala del Risorgimento, dedicata a Vittorio Emanuele II, dove numerosi artisti senesi raffigurarono le vicende dell'Unità d'Italia. Da qui si accede alle sale della Quadreria, che circondano il Cortile del Podestà: un concentrato d'arte comprendente, oltre alla ricca raccolta di dipinti, preziose collezioni di monete, ceramiche, arredi sacri, cimeli e stemmi della città di Siena.