Il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, primo museo per non vedenti nato in Italia nel 1993, ha avuto origine grazie all'iniziativa di Daniela Bottegoni e Aldo Grassini i quali hanno voluto in questo modo dare sostegno a quanti, come loro, non possono godere dell'arte nel senso tradizionale del termine, cioè attraverso la vista. La coppia di coniugi non vedenti ha infatti stimolato l'attenzione delle Istituzioni, in primis il Comune di Ancona, su un tema molto delicato ed importante che è l'arte per i minorati della vista: entrambi innamorati dell'arte e molto curiosi di sapere, conoscere ed accrescere continuamente la loro cultura, durante i loro numerosi viaggi, hanno dovuto superare anche limitazioni e grosse avversità per poter conquistare un diritto spesso negato ma essenziale per coloro che “vedono” la realtà attraverso il tatto. Il divieto di toccare le opere d'arte risiede certamente nell'obbligo di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali, ma per lungo tempo questo veto ha rappresentato un ostacolo culturale e sociale per i minorati della vista, non vedenti e ipovedenti: essendo le loro mani i loro occhi, essi necessitano di toccare, sfiorare e accarezzare le opere d'arte per poterle “vedere”, ma non sempre tale desiderio è stato riconosciuto come una necessità cognitiva. Il Comune di Ancona ha invece superato questa disparità sociale istituendo nel 1993, su ispirazione dell'Unione Italiana Ciechi e con il contributo della Regione Marche, il Museo Tattile Omero; nel 1999 è stato inoltre riconosciuto Museo Statale con legge parlamentare. L’articolo 2 della suddetta legge, definisce la finalità principale del Museo che è quella di “promuovere la crescita e l'integrazione culturale dei minorati della vista e di diffondere tra essi la conoscenza della realtà”: è chiara quindi la rilevanza culturale ma soprattutto educativa del Museo che mira a favorire un pieno coinvolgimento dei minorati della vista nella vita sociale, attraverso l'educazione artistica ed estetica, permettendo loro di sviluppare quelle strutture cognitive che saranno utili poi nella vita quotidiana. Tale esigenza s'incontra con un altro obiettivo, assolutamente non marginale: quello di diffondere tra la collettività il piacere di “toccare l’arte”. Questo diktat del Museo Omero è diventato l'imperativo più divertente e stimolante del Museo Tattile Statale Omero, che ha individuato nell'approccio multisensoriale il linguaggio ideale per trasmettere emozioni e sensazioni extra visive. Non basta infatti che al Museo ci siano i testi trascritti in codice Braille, un percorso tattile plantare, le guide per l'orientamento, mappe tattili e altri ausili tecnici (come caratteri sufficientemente visibili large print e a rilievo) per agevolare le persone non vedenti nella fruizione, è importante soprattutto l'educazione al tatto, cioè “educare” i sensi a toccare, là dove questo sia possibile, fermo restando il rispetto dell'opera esposta: in questo modo ogni sfumatura tattile arricchisce il bagaglio cognitivo ed estetico del visitatore diversamente abile. Il Museo Omero propone la plurisensorialità come chiave di accesso per le persone con limitazioni visive, ma si rivolge nello stesso momento a quanti vogliano conoscere l'arte e la fruizione estetica, attraverso il coinvolgimento di tutti i sensi. Anche l'allestimento del Museo rispecchia ed assorbe in sé le finalità dell'arte per non vedenti ed ipovedenti: le opere non sono protette da teche, non c'è nessuna vetrina dove esporre i reperti d'archeologia, non suona l'allarme se tocchiamo un bassorilievo, nessun divieto di toccare ci aspetta alla porta. Sembrerà strano, ma la sola esperienza di camminare tra i corridoi del Museo Omero, è originale ed unica per la libertà di fruizione che le stesse opere ci comunicano. Il Museo Omero è attualmente ospitato in uno spazio di 750 metri quadrati di superficie e la collezione è distribuita su tre piani allestiti. La struttura è in grado di offrire un percorso continuo privo di barriere architettoniche e rispondente a tutti i gradi di sicurezza previsti dalle vigenti norme in materia. La parte espositiva è organizzata in sezioni: al primo piano si trovano i modelli architettonici con il Pantheon, il Partenone, la Basilica di San Pietro, la Cupola di Santa Maria del Fiore di Firenze e Porta Dojona di Belluno. Questa sezione accoglie anche i modellini di alcune delle architetture più importanti della città di Ancona quali la Mole Vanvitelliana, la Cattedrale di San Ciriaco e il Tempio di Venere Euplea, edificio religioso d'età greca costruito dove poi sarebbe sorta la celebre Cattedrale cittadina. Nelle sale del secondo piano si sviluppa il percorso cronologico della scultura di tutti i tempi, da copie e calchi in gesso e vetroresina dell'arte egizia, greca, romana, rinascimentale a opere originali di scultura contemporanea. Nel corridoio è disposta la sezione di archeologia e quella dedicata alla mimica del volto umano, che permette di conoscere le emozioni attraverso l'espressione del viso e dell'atteggiamento corporeo. Appartengono a questa sezione il busto di Omero, del Gattamelata, del Laocoonte, del Galata morente, il ritratto di Lucio Cornelio Silla, di Ottaviano Augusto bambino (presunto). L'esposizione archeologica è una recente conquista del Museo Omero, nonché la testimonianza di un'ottima collaborazione tra Istituzioni. I reperti sono stati “donati in concessione” al Museo Omero dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche. La Sezione espone oggetti originali di varia tipologia ed epoca: reperti ceramici, litici e metallici dalla Preistoria all'epoca Tardo - classica. La possibilità di toccare gli oggetti è un'opportunità unica per i visitatori e aiuta a comprendere anche alcune caratteristiche dei reperti che gli stessi studiosi osservano attraverso il senso del tatto (differenze tra materiali, tipologie formali). La sezione di arte contemporanea è stata concepita con la precisa intenzione di rendere fruibili opere d'arte originali, oltre ai reperti archeologici, e costituisce il primissimo nucleo del Museo quando, agli inizi degli anni '90, artisti locali e non donarono al Museo Omero alcune loro creazioni. L'attuale collezione è molto nutrita e raccoglie opere di artisti operanti in Italia e all'estero tra cui Valeriano Trebbiani, Loreno Sguanci, Edgardo Mannucci, Francesco Messina, Galileo Emendabili, Pietro Annigoni, Sanzio Blasi, André Barelier. Interessante è l’opera “Il tattilismo”: manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti pubblicato nel 1921.